IL MERCATO DELLE GAITE | ||
Le quatto Gaite | ||
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Notevoli anche le presenze archeologiche tra le quali indichiamo i resti di una domus romana e di un edificio forse termale. Il nome San Giorgio deriva da un oratorio donato dal Comune nel 1291 al beato Giacomo che vi costruì la bella chiesa di San Domenico. La Gaita San Giorgio vanta al suo interno numerose persone dedite alla ricerca musicale e coreutica. Al suo interno sono nati musicalmente i Cantores Umbri, gruppo storico della musica medievale, che hanno all’attivo presenze ed esibizioni nelle più importanti rassegne di musica medievale di tutta Europa oltre a registrazioni per alcuni emittenti nazionali e internazionali, la Corale e Musici della Gaita San Giorgio che ha già all’attivo una registrazione e concerti importanti e un nutrito gruppo di giovani dediti alla musica e alla danza. Tra i vari mestieri medioevali realizzati ricordiamo: la zecca dove si conia una perfetta copia del “denaro cortonese”, moneta corrente nella città alla fine del ‘200; la liuteria dove è stato riprodotta una delle due copie fedeli del liuto dipinto da Bartolo di Fredi alla metà del ‘300; il dipintore dove è stato riprodotto, in scala 1:2, il crocefisso di Cimabue della Chiesa di Santa Croce a Firenze. La Gaita San Giorgio è stata chiamata dall’Università di Milano per partecipare a una conferenza sulla tecnologia e le pratiche della ricostruzione della zecca medievale di Bevagna e dalla Galleria Nazionale dell’Umbria per organizzare un percorso artistico tra pittura e iconografia e ricostruzione dei strumenti musicali. www.gaitasangiorgio.com | ||
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L'orientamento della Gaita San Giovanni, nei diversi
allestimenti, è quello di privilegiare momenti di grande spettacolarità,
connotati da una componente tecnica piuttosto sofisticata, come è
possibile vedere nelle attività artigianali proposte. Il mestiere medioevale che caratterizza la Gaita San Giovanni, ma oramai tutto il mercato delle Gaite, è sicuramente la cartiera, gioiello di ricostruzione medievale e vanto dell’intera manifestazione. Fase centrale della lavorazione della carta è la riduzione in poltiglia degli stracci, già sminuzzati e messi a macerare nella calce, mediante la "pila idraulica a magli multipli"; tale poltiglia viene quindi colata compatta in fogli che vengono torchiati, asciugati ed infine trattati con un collante di origine animale. Il prodotto, finito e selezionato, veniva commercializzato in risme presso un'utenza qualificata. La complessità del ciclo di lavorazione ha richiesto grande impegno nella ricostruzione dei macchinari di lavoro. Altrettanto impegnativa è stata la riproduzione della lavorazione del vetro. La materia prima, sabbia bianca fine, o ciottoli di fiume, viene combinata con un fondente derivato dalla combustione di arbusti marini; la pasta vetrosa, così ottenuta, viene fusa in appositi crogioli. La lavorazione prosegue con il raffreddamento della materia fusa, che viene prelevata con l'estremità di una canna bucata e roteata in aria, affinchè la pasta vi si attacchi intorno, a questo punto, soffiando nella canna, si modella nella forma desiderata l'oggetto che viene messo a temperare in un'altra camera del forno fusorio. www.gaitasangiovanni.it | ||
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Porta Guelfa, ingoblando un settore della gaita
San Giovanni. Deriva il proprio nome dalla chiesa di San Pietro di cui
non si ha più traccia, ma che sorgeva nei pressi del convento di
Sant'Agostino. Interessanti sono le chiese di Sant'Agostino, fondata nel 1316
con l'annesso convento, e quella di San Filippo, fatta costruire nel 1720
dalla Congregazione dei Filippini. Le indicazioni che vengono dalla
toponomastica hanno aiutato a individuare nel fornaio il mestiere
medioevale principale del quartiere: la zona detta "delle fornare" conserva
infatti, oltre che al nome, anche nella sua successione di porte ad
arco, il ricordo degli antichi forni che vi si affacciavano. La gaita è partita da questo dato per realizzare il primo dei propri mestieri, che ha permesso ai bevanati di ritrovare quelle fragranze e quelle atmosfere che, in realtà, erano vive fino a pochi decenni fa. Sulla piazza principale della gaita si affaccia anche la bottega dello speziale, che ripropone un bell'interno medievale, corredata dai laboratori della distilleria e dell'erboristeria. Interessante anche il laboratorio per la lavorazione della cera, dove vengono prodotte candele realizzate secondo le norme dettate dagli statuti comunali: si parte dalla preparazione dello stoppino di canapa, per arrivare alla realizzazione della candela. Questa è ottenuta attraverso successive colate di cera fusa, candele per uso religioso oppure, per successive immersioni nel sego, candele per l'uso quotidiano. Le candele così ottenute venivano arrotondate e lisciate tramite immersione in acqua tiepida e successiva pressione tra due tavolette di legno. Straordinario è il nuovo mestiere del tintore ricostruito dai documenti coevi e che ricalca fedelmente alcune iconografie del ‘300. www.gaitasanpietro.com | ||
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Priva di
monumenti di particolare importanza, conserva l'impianto della cinta
romana in blocchetti di travertino del I sec. a.C. Bello anche il
torrione quattrocentesco di Ponte Molini, così denominato dai mulini a
grano e a olio esistenti fin dal medioevo, attivati dalle acque del
Clitunno. Nelle scelte relative all'organizazione della festa, la Gaita Santa Maria ha preferito attenersi con fedeltà rigorosa ai dati storici ed economici locali: così nella realizzazione dei mestieri è partita dalla lavorazione della canapa per giungere alla produzione di tele e dei resistenti cordami. La coltivazione della canapa, diffusa in tutta la pianura, costituiva infatti una delle voci più importanti dell'economia locale; essa veniva venduta nel cosiddetto forum canape, posto a porta intule supra, usque ad portam Sanctii Vincentii. Pregiate erano le tele che qui si producevano per essere poi imbiancate nelle acque dell'Attone. Gli steli di canapa vengono messi a macerare così da permettere la separazione delle fibre dalla parte legnose, segue la battitura e, infine, la pettinatura delle fibre, che sono così pronte per essere lavorate da esperte filatrici. Da grandi telai escono quindi le tele pregiate che, in un ambiente estremamente suggestivo, vengono tinte da giovani donne. A completamento del mestiere è stata poi realizzata la lavorazione della lana, anch'essa seguita in tutte le sue fasi, dalla tosatura e scardazzatura fino alla filatura. Ma il mestiere che caratterizza la Gaita Santa Maria è sicuramente la lavorazione della seta, dalla produzione dei bachi fino alla torcitura con il famoso torcitoio a trazione umana che è stato inserito nella mostra della scienza e della tecnologia leonardiana di Strasburgo. www.gaitasantamaria.it | ||
Materiale tratto da www.ilmercatodellegaite.it Per saperne di più: Associazione Mercato delle Gaite - Bevagna |