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Madre Nera dell'artista Mircea Stefanescu nel Parco della Scultura di Castelbuono di Bevagna - Perugia - Umbria

MADRE NERA
2014 - Mircea Stefanescu

Visto il ruolo di grande innovatore come lo è stato Costantin Brâncuși nella scultura, credo che sia legittima la domanda: cosa egli ha lasciato in eredità agli artisti rumeni?
So benissimo che con questo mio scritto solleverò tanti giudizi (positivi o negativi), ma anche se rispondervi è al quanto arduo, utilizzerò il paragone tra l’opera di Brâncuși e l’opera di Stefanescu per cercare di trovarne la risposta.
Sicuramente, all’inizio, tutto ciò che è maestoso, diventa ogni volta realizzato decorativo, se non addirittura scontato così nell’arte, così come spesso nell’architettura, quello che era complesso all’inizio una volta realizzato o installato, diventa semplice da far sparire per fino l’emozione iniziale; e allora come ci si può emozionare davanti al piccolo torso di Mircea?
Non mi interessa mettere questo artista in una corrente di autori, perché egli è uno scultore, eppure bravo, poi se sia un figurativo, un astratto o un minimalista ha meno importanza.
Quando si parla di scultura è obbligo parlare di Brâncuși e quando si parla di Brâncuși è obbligo parlare pure della colonna dell’infinito o di Mademoiselle Pogany, ma per trovare le tracce di Brâncuși in Mircea Stefanescu, dobbiamo andare indietro nella tradizione popolare rumena, in quegli elementi della scultura tradizionale di quel popolo che altri trascurano e che invece erano essenziali per Brâncuși e che ritroviamo forti nel lavoro di Stefanescu.
Egli conosce a memoria il percorso del suo predecessore ed infatti ne riprende in parte la lezione formale, cercando esso stesso nelle riflessioni quell’essenza nella forma.
Così facendo egli trova una sua personale identità di artista senza l’obbligo di dover spogliare l’opera d’arte di qualsiasi sentimentalismo, facendo questo egli la rende più umana, più estetica, meno per addetti ai lavori, insomma meno cerebrale.
Un altro punto di contatto che trovo tra Brâncuși e Stefanescu è il concetto di lavoro ben fatto, qui in Italia diciamo lavoro fatto a regola d’ arte, termine questo che sa di bottega artigiana, ma che visto i tempi in cui spesso chi fa arte oggi della manualità ne sa davvero poco, andrebbe rivalutato così da permettere più opportunità per esprimersi all’artista.
In questa sua opera, numerosi sono i fattori che contribuiscono a creare un legame storico con il pensiero brancusiano e la superficie ed il modo in cui egli cerca di catturare la luce, ne sono sicuramente una traccia. E’ sufficiente osservare l’opera di Mircea Stefanescu per capire quanto tutto il processo di elaborazione nella sua scultura ha importanza, la cura che mette nei metodi di lavoro, la luminosa semplicità che egli trasmette attraverso l’opera al fruitore, è la memoria della tradizione e la testimonianza della lezione appresa, oltre all’ amore che egli mette nelle sue opere.
Io mi fermo qui, certo che sarei un folle se pensassi che non esistono altri legami tra l’opera di Brâncuși e quella di Stefanescu, contento di essere riuscito ad inserire una sua opera in quello che fu un mio sogno (Parco della Scultura di Castelbuono), oggi diventato realtà. Grazie Mircea grazie.
Paolo Massei


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