| GRANDE MADRE
2014 - Ezio Passeri
Penso che la terra rappresenta il massimo del gioco per uno scultore, d’altra parte nella terra, le famose mani in pasta bisogna metterle sul serio. Ed in 30 anni di modellare la terra, di contemplarla, osservarla nel suo sviluppo attraverso la creazione dell’opera, Ezio Passeri di esperienza ne ha accumulata tanta, ecco perché di lui ho tanto rispetto, così come del suo pudore sommesso con cui egli parla delle sue opere e del suo percorso d’arte, ricordandoci sempre che lui è un artigiano d’arte. In questa sua opera, che oggi accoglie il visitatore presso le fonti di Torre del Colle, mi impressionano le torsioni, i movimenti plastici, insieme ai volumi giocati come in un passo di danza classica, creando un equilibrio di contrasti tra il corpo che si slancia ed il vuoto dello spazio intorno a se. Troppo spesso le accademie, correndo dietro al concettuale hanno smarrito la possibilità di insegnare l’ arte non solo con le parole, ma pure con la manualità, trascurando i simboli del passato e la terracotta ne rappresenta l’esempio più importante dello scollamento che c’è tra la forma e il significato nell’insegnamento, dove la manualità, perché no, a volte sa di mestiere, di bottega o di artigianato. Certo so benissimo che la terra come materia, impone dei limiti all’artista e forse è proprio questo uno dei motivi che porta spesso lo scultore ad utilizzare il realismo figurativo come forma per esprimersi, ma in Passeri questo elemento storico viene superato con la fantasia, scostandosi così dalla realtà. In questi anni in cui ho avuto l’ opportunità, forse non troppo meritata, di curare il Parco della Scultura di Castelbuono, ho maturato dentro di me, che l’arte o meglio l’opera d’arte dipende dal vissuto dell’artista e dalla sua personale esperienza, dalle conoscenze fatte, che lo accompagnano per sempre e tutto questo nel lavoro di Ezio Passeri è presente in modo onesto e coerente.
Paolo Massei
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